Preparazione al viaggio

Conoscere gli eventi storici

16 febbraio 2015 lezione curricolare:” Lo Stato fascista – La scuola fascista

17 febbraio 2015 lectio magistralis del professor Andrea Morrone:”La Costituzione italiana fra attualità e cambiamento, ripercorrendo la sua storia”

23 febbraio 2015 Il Documentario:”La storia d’Italia( la fine del fascismo – la resistenza)

Fine marzo intervento degli studenti Bushi e Generali:” La Linea Gotica”

8 aprile incontro con la guida Paticchia Vito.

18 Aprile Incontro con l’ANPI

Preparazione fisica e preparativi per il viaggio

15 marzo camminata a San Luca.


Il nostro intervento

Partecipazione all’iniziativa Condimenti Resistenti – 70°anno della Liberazione organizzata dall’ANPI di Castel Maggiore

Presentazione del libro Cento ragazzi e un capitano di Pier Giorgio Ardeni.

” Noi, studenti della 5° CM dell’Istituto Keynes di Castel Maggiore, faremo un viaggio con lo storico e guida Paticchia Vito, ripercorrendo alcune tappe fondamentali che caratterizzano la storia della Repubblica Italiana nel periodo 1943-1945. Nelle giornate dal 22 al 25 aprile percorreremo a piedi la linea gotica, da Querciola a Monte Sole: famosi luoghi in cui la Resistenza diede prova di grande coraggio e sacrificio, lottando per la libertà e l’uguaglianza che oggi caratterizzano il nostro Paese.

Per prepararci al meglio ad affrontare questa esperienza, abbiamo svolto diverse attività che ci hanno permesso di ricordare e comprendere ciò che è accaduto in quegli anni. Inizialmente ci siamo preparati in classe sullo Stato Fascista, dalla nascita alla fine. In un secondo momento Andrea Morrone, docente di diritto costituzionale all’università di Bologna, ha tenuto un intervento presso la nostra scuola intitolato ” la costituzione italiana fra attualità e cambiamento, ripercorrendo la storia”

Abbiamo partecipato alla visione di un documentario sulla storia d’Italia:”La fine del fascismo e la resistenza”.  A fine marzo alcuni studenti si sono dedicati alla presentazione di un approfondimento sulla linea gotica. Per concludere la nostra preparazione, l’8 Aprile la guida è venuta a presentare il contesto ed il programma delle giornate.

Dal momento che la preparazione teorica per affrontare un progetto simile non è sufficente, ma è richiesta anche una buona preparazione fisica in quanto bisognerà percorrere diversi km, alcuni fra i nostri compagni, insieme alla professoressa, si sono cimentati nel ben noto cammino di S.Luca

La partecipazione a questa attività, che fa parte del progetto CONCITTADINI organizzato dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, è stata da noi chiamata “camminiamo per la pace”. Esso ci offrirà l’occasione di entrare a stretto contatto non solo con i luoghi, ma anche con le persone che vissero in quegli anni diventando così testimoni delle loro storie. Noi vorremmo VIVERE la memoria storica di questi luoghi.

Ognuno di noi avrà a disposizione un diario nel quale inseriremo i pensieri, le riflessioni e le emozioni che vivremo. Inoltre, per chi volesse seguirci in questo cammino, abbiamo realizzato un sito web (www.camminiamoperlapace.wordpress.com) nel quale inseriremo i pensieri e le emozioni emerse nei diari, che diverranno nostri inseparabili compagni di avventura. Al ritorno dal nostro viaggio saremo subito disponibili a portarvi a Castel Maggiore la nostra testimonianza per il 2 Giugno, il giorno della festa della Repubblica.

Ringraziamo pubblicamente  l’ANPI di Castel Maggiore che ha deciso di sostenere il nostro progetto e ci ha anche offerto un contributo finanziario per il nostro viaggio.”

Durante il viaggio

 Monte Sole

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Iola

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Montese

                                   


Monte Belvedere

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Castel D’Aiano

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Monte Pero

 


Sasso Molare

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Chiesa Ronchidoso

  

 


Varie

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I nostri pensieri e le nostre emozioni

Il fine di questa esperienza è stato quello di tener vivo il ricordo dei partigiani e dei loro sacrifici e pensando a come poteva essere quel lontano passato mi sono posto due domande. Come viveva un bambino la guerra? A questa domanda mi ha risposto Elio Pasquali raccontandomi che la sua famiglia aveva poche informazioni su quello che stava succedendo intorno a loro. Elio aveva solo la possibilità di leggere un giornale per bambini che non aiutava molto. Inoltre mi ha raccontato che lui vide i tedeschi passare davanti casa sua senza fargli nulla, ma a pochi kilometri dal suo paese venne fatta una strage che ancora ricorda perfettamente. Ma perché i tedeschi fecero tutte quelle stragi? I tedeschi aumentarono la loro crudeltà e il loro terrore dopo che l’Italia firmò l’8 settembre 1943 l’armistizio con le forze alleate. Le truppe di Hitler sentendosi tradite uccisero diversi civili in vari paesi per vendetta e per far paura ai partigiani e a coloro che li aiutavano. Durante questi quattro giorni le emozioni più forti le ho provate quando siamo stati sorpresi dal “diorama vivente”. Mentre camminavamo nel bosco ci sono apparsi davanti tre persone armate che inizialmente ci hanno spaventato, ma, dopo aver capito che era solo un modo per farci tornare indietro nel tempo, abbiamo potuto interagire con gli attori per avere nuove informazioni di quel periodo. Pochi metri dopo ci hanno sorpreso altri due uomini che facevano la parte dei tedeschi che, oltre a spaventarci in maniera eccezionale, ci hanno dato la possibilità di conoscere da vicino la mentalità dei soldati fedeli al Fuhrer. Qui le emozioni sono state tante perché sembrava davvero di aver fatto un viaggio nel tempo. In particolare ho provato paura e l’obbligo di obbedire quando il primo tedesco ci ha urlato di arrestarci nella sua lingua come se fossimo davvero italiani di quel periodo.”

Fabio


Quali domande mi sono posta e quali risposte ho avuto? Le domanda principale che mi sono posta durante questo tragitto è stata come i partigiani riuscissero a vivere in quelle condizioni, sempre con la paura di essere uccisi dal nemico; la risposta che ho trovato è stata che la gente li aiutava in questa battaglia fornendogli un nascondiglio, cibo e protezione: nessuno aveva mai rifiutati ciò anche se cosi facendo rischiavano la vita. Quali emozioni ho provato? Durante questo viaggio ho provato molta angoscia a immaginare la difficoltà della vita di un partigiano che era soggetta a pericoli grandissimi, ma ho anche provato ammirazione nei confronti di queste persone che rischiavano la propria vita per la libertà della loro patria: allora ho capito che è proprio grazie a loro se l’ Italia si è liberata dal Fascismo ed è riuscita a superare un orrore tremendo come questo.

Chiara


Quali domande mi sono posta e quali risposte ho avuto? Mi sono posta la domanda di come dovesse essere la vita dei civili in quel paese; in una situazione così difficile e soprattutto pericolosa. La risposta l’ho avuto grazie al “Diorama Vivente” dove gli attori che impersonavano i soldati si sono rivolti a noi in modo brusco e severo, puntandoci contro le armi. Di fronte ad una situazione del genere, che ci ha colto tutti di sorpresa, personalmente ho avuto una forte reazione di spavento;questo mi ha fatto capire quanto potesse essere inaspettato, ma anche fatale, l’incontro con i soldati. Quali emozioni ho provato? Questa esperienza mi ha trasmesso molte emozioni: per prima cosa la SODDISFAZIONE di aver percorso così tanti km , divenendo consapevole di quanto il loro contributo potesse essere faticoso, ma produttivo. Inoltre ho provato un senso di ANGOSCIA nel vedere la rievocazione di un possibile incontro tra civili e soldati. L’emozione più forte è stata sicuramente la PAURA suscitata in me dalla vista delle armi nei musei.

Alice


Quali domande mi sono posto e quali risposte ho avuto?

Durante il percorso a piedi mi sono chiesto più volte quali e quanti fossero stati i sacrifici e gli sforzi che hanno dovuto sostenere i partigiani durante i loro spostamenti, coi pochi e inadeguati mezzi che avevano a disposizione.

Sicuramente il desiderio dei partigiano di vendicare i soprusi subiti e cacciare il nemico dalla propria terra, diedero a loro la forza necessaria per andare avanti e sperare in un futuro migliore.

Quali pensieri/emozioni ho provato?

Un atteggiamento che mi ha colpito molto è stato vedere l’ex partigiano Elio Pasquali che ha partecipato attivamente al trekking, e sentire i suoi racconti di quando era ragazzo nel 1945.

Poi guardando i paesaggi di montagna ho immaginato l’eco dell’artiglieria e l’orrore del sangue che scorreva nei torrenti durante gli scontri sulla linea Gotica.

Grazie al diorama vivente invece ho ascoltato i racconti dei soldati e dei partigiani, e ho compreso la loro diversità sia nella mentalità che negli ideali.

Secondo me la festa a Monte Sole ha permesso di creare un momento di condivisione tra le persone e ha ricordato l’importanza della Resistenza.

I musei/i luoghi/la natura/la gente

Di particolare interesse è stato il Museo di Iola dove ho scoperto come vivevano i contadini dell’epoca e come risolvevano le difficoltà di tutti i giorni;invece nel Museo di Montese è presente una parte espositiva con vetrine contenenti oggetti e indumenti in dotazione ai soldati che hanno combattuto su queste montagne, oltre a reperti di battaglia rinvenuti sul territorio.

I paesi che abbiamo visitato sono i centri storici dove si scoprono visivamente i segni delle battaglie come i buchi degli spari sulle fontane. Ripercorrendo questi sentieri ho compreso quel desiderio di giustizia che ha spinto i partigiani a combattere. Ascoltare i luoghi per capire la scelta di divenire partigiano, le sofferenze che essa ha comportato, la paura della morte, le speranze di un futuro diverso, fatto di uguaglianza. Un sogno da costruire con la forza della ragione e della solidarietà che nasceva da un gruppo di uomini e donne liberi.

L’azione dei partigiani ha permesso all’Italia di riscattare, almeno in parte, la vergogna del fascismo. E ha anche consentito all’Italia, diversamente da quel che è accaduto a Germania e Giappone, di formare fin da subito, dopo la guerra, un governo legittimo e riprendere l’attività democratica, senza la lunga occupazione di truppe americane.

Lorenzo


QUALI DOMANDE MI SONO POSTA E QUALI RISPOSTE HO AVUTO?

Una domanda che mi sono posta durante una delle tante salite è stata come facevano i partigiani e gli Alleati a percorrere quei sentieri con ogni tipo di clima, con armi pesantissime e con la paura che stessero vivendo i propri ultimi minuti di vita. La risposta che mi sono data è che la voglia di libertà, di mettersi in gioco, di combattere per i propri ideali, di uno Stato democratico, fosse più forte di qualsiasi altra cosa, persino della paura. Sono anche convinta che nonostante questi ragazzi fossero degli intrepidi combattenti, nascondessero molte emozioni, anche per timore di apparire deboli.

QUALI PENSIERI E QUALI EMOZIONI HO PROVATO?

Mentre percorrevo gli stessi crinali di coloro che più di 70 anni fa morirono per la loro e per la nostra libertà, avevo un pensiero fisso: quali sentimenti, quali pensieri, quali emozioni hanno provato tutti coloro che davvero hanno fatto la guerra, che davvero hanno combattuto, che davvero sono morti per i propri ideali? Ripensando a quanto hanno sofferto tutti coloro che erano in prima fila a battersi, mi è venuta la pelle d’oca perché vivendo adesso in un’epoca in cui la democrazia è alla base di ogni scelta, non è semplice immaginare quanto fosse difficile vivere in un contesto storico come quello di una dittatura. Vedendo i filmati, ascoltando le testimonianze, ho apprezzato maggiormente la libertà, ho provato un senso di gratitudine infinito per i partigiani: se io adesso ho la possibilità di esprimermi, di essere attrice della mia vita è grazie a loro che hanno lottato fino alla fine per i propri principi e di ciò gliene sarò sempre grata. Durante questo percorso ho fatto una promessa a me stessa: quando sarò madre racconterò ai miei figli questa parte della storia, affinché questi fatti non vengano dimenticati e le nuove generazioni possano essere persone sagge, coraggiose e giuste.

I MUSEI – I LUOGHI – LA NATURA – LA GENTE: LE MIE CONSIDERAZIONI A RIGUARDO

Il primo museo che abbiamo visitato è stato quello di Iola: al piano terra si trovano la cucina con il focolare e con gli oggetti di uso quotidiano, la camera da letto, la sala dedicata alla tessitura e alla filatura, la stanza con gli strumenti del ciabattino e dell’arrotino; nel seminterrato si trovano tutti gli utensili per la lavorazione della terra, le trappole per catturare gli animali, la sala della cantina e della lavorazione del vino, la sala dedicata alla lavorazione del grano e delle patate; al primo piano abbiamo l’abbigliamento e l’equipaggiamento dei soldati della 10a Divisione della Montagna americana, gli oggetti usati quotidianamente dai soldati in prima linea, le postazioni di primo soccorso, gli equipaggiamenti e le decorazioni dei soldati tedeschi ed infine l’esposizione di quaderni, pagelle, libri e altri oggetti scolastici, nonché spille, medagliette, abbigliamento durante il Ventennio.    Il museo di Montese che abbiamo visitato ospita, in particolare, oggetti e indumenti in dotazione ai soldati che combatterono sulla Linea Gotica, oltre ai reperti di battaglia rinvenuti. Una sala è dedicata al Corpo di Spedizione Brasiliano (FEB).  Durante la passeggiata i paesaggi che abbiamo visto sono stati veramente stupendi: immense distese di fiori di campo, montagne innevate, fiori rari come le peonie selvatiche. Ciò ha reso il percorso molto più interessante! Le persone che ho incontrato hanno avuto tutte un ruolo fondamentale, sia nel gruppo che come guida: Elio ne è stato un esempio. Mi ha colpito molto l’elevato numero di persone presenti a Monte Sole, ma soprattutto l’aria di festa che si respirava…era davvero il 25 aprile, il 70imo anno della Liberazione! W la Resistenza!

Beatrice


Il ritorno dal viaggio

 

-Quale oggetto o situazione vissuta rappresenta per te questa esperienza? Perchè?

L’esperienza del diorama vivente è stato l’evento che mi ha lasciato più il segno durante il trekking, prima di tutto ho scoperto le storie vere dei soldati e dei partigiani che hanno combattuto sulla linea Gotica. Poi la partecipazione attiva ed emozionale ai fatti mi ha chiarito la complessità della guerra, anche attraverso le domande che noi abbiamo rivolto agli attori. Nel primo incontro con gli americani e il partigiano ho imparato che avevano un rapporto di diffidenza reciproca, infatti gli anglo-americani avevano fornito le armi soltanto alle formazioni che non erano esplicitamente a favore del comunismo. Invece l’incontro con gli occupanti tedeschi mi ha fatto cambiare in parte la mia opinione nei loro confronti perchè erano persone come tutti noi che però avevano un visione del mondo traviata per via dell’indottrinamento del regime nazista.

-Crea una frase che rappresenti simbolicamente l’esperienza vissuta.

“Camminare per mantenere vivo il ricordo della Resistenza.”

-Scrivi una breve lettera a chi ha vissuto quel tempo

Caro partigiano,

Assieme ad altri compagni stai combattendo sugli Appennini per la liberazione d’Italia dall’occupazione tedesca. Hai scelto la strada più difficile per rimanere fedele ai tuoi ideali e combattere contro l’esercito nazi-fascista. Credo che il tuo supporto sul fronte della linea Gotica sia fondamentale da un punto di vista logistico-militare e anche come sostegno morale per la popolazione oppressa che vede in voi la speranza della liberazione. Auspicando che la guerra possa finire nel miglior modo e nel più breve tempo possibile, spero che si possa realizzare il tuo sogno di costruire una società basata sulla centralità della persona, dove tutti possono avere gli stessi diritti e le stesse opportunità. Un in bocca al lupo in attesa che tutto finisca per il meglio,

Lorenzo


Lettera ad un Partigiano

Caro partigiano,

Durante il mio viaggio ti immaginavo spesso e pensavo a come sarebbe stato parlarti, conoscerti e dirti quello che accade oggi, chiederti consiglio. Ti scrivo questa lettera, perché i nostri pomeriggi si sono fatti più grigi che mai. La democrazia che non hai potuto vedere sorgere si è ammalata. Oggi le vite dei cittadini vengono coperte dall’ombra dell’ignoranza e della servitù. La corruzione e l’avidità hanno convinto gli uomini che fosse molto più semplice dare il peggio di sé. Per evitare confronti con un passato che non avrebbe mai dato loro ragione, questi uomini si sono permessi di cercare in ogni modo di cancellarlo. Di far finta che tu, mio caro partigiano, non fossi morto. Che non fossi mai stato niente. Per la maggior parte di noi, sembra che sia divenuto inutile ricordare i tempi perduti. In troppi credono che basti pensarci poco e niente. Credo che tutti soffriamo il confronto con te: non ne saremmo capaci oggi, di rischiare e perdere la vita per qualcosa. Siamo, pressappoco, morti anche noi, ma morti di noia e di niente. Se pure ci venisse in mente un modo per salvare il nostro vivere, non sapremmo coglierlo. Molti di noi, anche troppi, sanno solamente studiare, perché non ci hanno insegnato nient’altro. Io spero solo di avere il coraggio di affrontare questa vita come tu hai avuto il coraggio di affrontare la morte.

[Per scrivere questa lettera ho preso spunto da una lettera già esistente, molto più lunga e profonda, reperibile su Internet. Ho comunque rielaborato il testo rendendolo più corto e semplice]

Frase simbolica

“Tra le boscose colline, un gruppo di persone camminava a passo lento per ripercorrere i passi infiti di una guerra senza tempo.”

Oggetto simbolico

L’oggetto che rappresenta questa mia esperienza è l’albero, perchè gli alberi di quelle zone sono stati gli spettatori del conflitto tra gli Alleati( e partigiani) e i tedeschi. Venivano usati come nascondigli ed erano anche essenziali per alimentare quel fuoco tanto necessario in quegli inverni rigidi.

Ernest



-Quale oggetto o situazione vissuta rappresenta per te questa esperienza? Perché?

Per me la situazione che meglio rappresenta ciò che abbiamo vissuto durante il cammino è stato il diorama vivente di un partigiano, di una pattuglia alleata e di una tedesca in quanto è stata una rappresentazione molto chiara ed efficace di ciò che è realmente accaduto ai tempi della guerra e anche il vestiario era uguale a quello originale. Inoltre è stata molto utile per capire i punti di vista di chi realmente si trovava nei panni dei soldati e dei partigiani.

– Frase

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.”
(Piero Calamandrei)

– Lettera ai cittadini odierni

Carissimi,

Quest’anno si festeggia il 70° anniversario della Liberazione, ma forse solo in pochi sanno cosa significhi davvero, quindi dirò cos’è il 25 aprile per me.
Per me il 25 aprile è la data che segna l’inizio della democrazia, della libertà. Un patrimonio che ci è stato lasciato dai nostri predecessori affinché potessimo essere noi stessi persone capaci di decidere, persone con spirito critico.
È la data in cui l’uomo ha avuto la possibilità di essere protagonista della propria vita e del proprio futuro. Di vivere in un mondo di pace e di serenità.
È la data che segna la possibilità di esprimerci, di dire ciò che pensiamo senza il timore di essere condannati per ciò che votiamo, per ciò in cui crediamo.
È la data che segna la svolta del mio e del nostro Paese.
È la data emblema della riscossa degli antifascisti contro gli oppressori.
È la data che segna il momento massimo di unità nazionale, dopo anni in cui l’Italia era sottoposta a continue guerre e conflitti civili.
È la data in cui le donne hanno finalmente ottenuto un maggiore riconoscimento per la loro rischiosissima lotta.
È la data sulla quale si fonda la nostra Costituzione, in quanto questa ha inglobato e interpretato la ribellione dall’oppressore.
È la data che, insieme ad altre, ci rende orgogliosi di essere italiani. Coraggiosi, combattivi e saggi. Noi giovani dobbiamo coltivare questi diritti, dobbiamo fare in modo che il 25 aprile lo sia tutti i giorni della nostra vita.

Beatrice



-Quale oggetto o situazione vissuta rappresenta per te questa esperienza? Perchè?

Se dovessi pensare ad un’immagine o a qualche particolare che mi è rimasto più impresso di questa esperienza, sicuramente racconterei dei bambini che, mentre stavamo camminando tutti affaticati e con lo zaino pesante sulle spalle, ci salutavano con quelle piccole manine, ed un sorriso a trentadue denti.

-Crea una frase che rappresenti simbolicamente l’esperienza vissuta.

“Ogni passo, un ricordo”. “… ma sono mille papaveri rossi”. (Fabrizio De Andrè)

-Scrivi una breve lettera a chi ha vissuto quel tempo

Cari cittadini,

Vi scrivo questa lettera per raccontarvi dell’esperienza che da poco ho avuto la possibilità di vivere. Ho percorso a piedi la famosa linea gotica, “creata” nel 1944 nel tentativo di rallentare l’avanzata dell’esercito alleato verso il nord Italia. Oltre alla fatica, questa esperienza mi ha permesso di apprendere cose nuove e di vivere con un approccio pratico ciò che ci è sempre stato insegnato con un approccio teorico, ad esempio grazie alla visione di documentari, visite ai musei ed interventi fatti da professionisti. Ho deciso di scrivervi questa lettera perché voglio rendere viva e tangente la memoria, perchè desidero che ciò che è stato vissuto 70 anni fa non rimanga cristallizzato nel passato, ma sia sempre presente anche nella vita di tutti noi. Sono moltissime le persone che hanno sofferto, e la loro voce non sempre è stata ascoltata o compresa nel passato. Oggi però quella voce si sta spegnendo , gli anni passano e le testimonianze diminuiscono ed è proprio per questo che dobbiamo trattarla con la massima cura e proteggerla con tutte le nostre forze…. …. se vogliamo rendere giustizia a tutti coloro che hanno sofferto.

Alice



– Quale oggetto o situazione vissuta rappresenta per te questa esperienza? Perchè?

Per me questa esperienza si può racchiudere tutto al momento in cui abbiamo assistito al diorama vivete perché ci siamo potuti sentire dei partigiani che venivano prima fermati dai tedeschi e poi dagli americani oltre al fatto che eravamo reduci a km di cammino: tipica situazione che i partigiani affrontavano a quel tempo.

– Crea una frase che rappresenti simbolicamente l’esperienza vissuta.

“Per non dimenticare: camminiamo verso la resistenza.”

 

– Scrivi una breve lettera a chi ha vissuto quel tempo

Caro Elio,

so che guardandoti intorno vedrai solo bombardamenti, distruzione e paura nei volti dei tuoi compaesani ma tu sei solo un bambino e non capisci il motivo di tutta questa crudeltà; pensi solo ad obbedire ai tuoi genitori e a metterti in salvo quando vedi arrivare un pericolo. Devi sapere che sei nel bel mezzo di una guerra, e come in tutte le guerre ci sono dei nemici che vogliono conquistare tutta l’ Italia ma non ti devi preoccupare perché c’è chi sta combattendo perche questo si interrompa la più presto; loro sono i partigiani e sono cittadini proprio come te solo che sono molto più grandi. I partigiani sanno qual è l’ Italia che vogliono vedere realizzata in futuro perciò ogni giorno lottano per ottenere tale obiettivo anche rischiando la vita; non temere però: essi non solo soli , al loro fianco ci sono gli Americani e i cittadini che gli aiutano nascondendoli oppure offrendogli un buon pasto caldo. Quindi, piccolo Elio, devi  essere orgoglioso di loro e non temere perché tutto questo orrore presto finirà e saranno proprio i giusti a trionfare alla finire.

Chiara


– Quale oggetto o situazione vissuta rappresenta per te questa esperienza? Perchè?

Per me la situazione che meglio rappresenta questa bellissima esperienza è stata l’intervista a Elio Pasquali, signore sull’ottantina che da piccolo ha vissuto gli anni dell’invasione tedesca sui nostri Appennini. Ho scelto questo momento perché il nostro fine è stato quello di tener viva la memoria di tutte le vittime della guerra; e sentire raccontare da Elio una strage di civili che ha visto e vissuto fa provare fortissime emozioni.

– Crea una frase che rappresenti simbolicamente l’esperienza vissuta.

“Tanti kilometri da fare per mai dimenticare”.

– Scrivi una breve lettera ad un partigiano.

Caro partigiano,

ti scrivo per ringraziarti di tutto ciò che tu e i tuoi compagni avete fatto con grande coraggio. Se io ora posso vivere in un paese libero e democratico è anche merito tuo che    hai dato la vita per contrastare l’invasione tedesca-fascista.
Ho visto diversi documentari che mostravano come vivevate e come agivate per la liberazione del nostro paese e sono rimasto davvero affascinato dal coraggio che  avete avuto. Bastava che qualche soldato tedesco vi avesse scoperto in mezzo ai boschi per  essere fucilati e tu, pur conoscendo questo rischio, continuavi a lottare senza aver la sicurezza di arrivare a fine giornata.
Oggi noi italiani ti ricordiamo con grande onore e per farlo ho camminato sulle stesse  strade che tu percorrevi.
Ti ringrazio ancora e non dimenticherò mai te e i tuoi compagni, perché ciò che avete fatto  è davvero unico e indimenticabile.

Fabio


“Camminare per non dimenticare: per ogni passo una storia”.

L’esperienza del trekking sulla linea gotica è stata per me un’occasione per visitare alcuni tra i luoghi in cui l’Italia ha vissuto parte della propria storia. Ciò che rappresenta per me quest’esperienza è senza dubbio il Museo di Iola in cui ho visto la ricostruzione delle varie stanze di una casa dell’epoca, grazie alla collezione di oggetti donati dai cittadini del posto: dai vestiti alle scarpe, dagli utensili da cucina a quelli da contadino o calzolaio. Entrare in questo museo mi ha dato la sensazione di vivere in un’altra epoca, negli anni ’40, e per un momento ho immaginato come sarebbe stata la mia vita se avessi vissuto la guerra all’età di 18 anni.
Voglio scrivere una lettera indirizzandola ad un’adolescente immaginaria del luogo che ha vissuto durante la seconda guerra mondiale, il suo nome è Lucia.

Cara Lucia,

Anche io sono un’adolescente come te, ma ciò che distingue l’una dall’altra è il fatto che tu hai vissuto in un’epoca ben diversa dalla mia, segnata dal terrore, dalla tristezza , dalla paura , dall’angoscia e dal dolore. La guerra, purtroppo, ovunque sia combattuta, porta con sé distruzione, eppure ci sono persone che tuttora la vedono come uno strumento utile alla risoluzione di conflitti. Utilizzare le armi per conquistare la pace. È assurdo vero? Essa non colpisce solo i campi di battaglia, ma anche i civili. Ne ho avuto la dimostrazione studiando la storia che tu, purtroppo, hai vissuto. Dopo che gli uomini furono mandati al fronte, tu, come tutte le altre donne e ragazze del luogo, vi siete date da fare proteggendo la famiglia e mandando avanti il Paese. Chissà … magari tuo padre, tuo fratello oppure il ragazzo che amavi sono partiti per il fronte e tu, non facevi altro che pensare a loro mandando lettere senza ricevere alcuna risposta. Anche se provassi ad immedesimarmi in te, non riuscirei mai a capire perfettamente quali sensazioni provavi. Forse anche tu andavi a scuola e i professori cercavano in ogni modo di educarti in base alle ideologie di coloro che avevano il potere. Quanto ha influito la propaganda sui tuoi pensieri? E gli ebrei? Anche tu li vedevi come una razza inferiore che contaminava il Paese e che doveva essere eliminata fisicamente? Se la tua migliore amica fosse stata di origine ebraica, avresti smesso di rivolgerle la parola o avresti fatto in modo di farla sentire una persona normale come tutte le altre? Le mie curiosità sono infinite.. Io ti immagino come una ragazza che non si è arresa mai, anche nei momenti più difficili e dolorosi. Ti immagino prestare sostegno ai partigiani offrendo loro quel poco che vi rimaneva e mettere a rischio la tua vita pur di far qualcosa per il bene della Nazione. Immagino te vivere ogni giorno con la paura dell’arrivo dei nemici e con la speranza della liberazione ad opera degli Americani. Spero che tu abbia avuto la fortuna di vivere il giorno della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, cantando e versando lacrime di gioia, alla ricerca della felicità , e ad un futuro migliore. Purtroppo, ancora oggi in molti Paesi del mondo si stanno combattendo delle guerre. Sono sempre stata dell’idea che l’uso della violenza non porti ad alcuna soluzione, tantomeno se si tratta di conquistare la pace. La guerra ormai si deve considerare un fenomeno obsoleto e inutile in quanto non fa altro che distruggere intere popolazioni tra cui bambini, donne ed anziani. Cosa diresti ai civili che oggi stanno vivendo i momenti che anche tu hai vissuto?

Sara